HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Sud, il disegno politico di Tria
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 20/4/2019
Il 18 aprile la maggioranza giallo-verde nell’approvare il Def ha impegnato il governo a “dare seguito alla fase finale” dei procedimenti aperti per il regionalismo differenziato. Dunque, avanti tutta sulle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Nello stesso giorno il ministro Tria in una audizione nella Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale ha sostanzialmente fermato le macchine. Tria segnala in specie che vanno preliminarmente definiti i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni per i diritti civili e sociali) affidati dall’art. 117, comma 2, Cost. alla potestà legislativa esclusiva dello Stato per una necessaria uniformità su tutto il territorio nazionale. Senza i Lep – dice Tria - «manca il punto di riferimento per la definizione del giusto livello di risorse per ciascun ente». E i Lep sono altresì la premessa per definire i fabbisogni standard e abbandonare la spesa storica. È esattamente quel che dicono molti studiosi e alcuni politici. Ma allora le intese dovrebbero seguire, e non precedere, i Lep. E c’è di più. Con l’approvazione delle intese con la legge prevista dall’art. 116, comma 3, Cost., non sarà ancora possibile – dice Tria - quantificare l’impatto sulla finanza pubblica. Questo sarà misurabile solo quando i successivi decreti del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm, previsti dalle intese) avranno definito le risorse necessarie. A parte un corposo dubbio di incostituzionalità, se ne trae che nella legge ex art. 116 si faranno scelte fatalmente inconsapevoli, ancorché difficilmente reversibili. Si aggiunga che il contenuto dei Dpcm, secondo le bozze di intesa disponibili, sarebbe sostanzialmente concordato in una commissione paritetica del ministero delle Autonomie e delle singole Regioni richiedenti. A guardare quel che è accaduto finora, occultando le carte e senza dare voce ad eventuali interessi contrapposti. Nel caso che dai Dpcm venissero maggiori risorse ad alcune regioni – come appunto vorrebbero le tre già in campo - i casi per Tria sarebbero solo due: o sottrarre risorse alle altre regioni, o provvedere con legge alla copertura (aggiungiamo, tagliando altre spese o aumentando le tasse). A domande del senatore Presutto e dell’onorevole Russo sull’impatto per altre regioni Tria si è sostanzialmente sottratto. In specie, afferma che non si deve arrivare alle clausole di chiusura e di salvaguardia previste nelle intese per il caso di mancata definizione nel periodo transitorio di Lep e fabbisogni standard. Ne verrebbe un vantaggio per alcune regioni e un danno per altre. Lep e fabbisogni standard possono essere definiti in tempi brevi. Non capisce perché tutti mostrano di pensare il contrario. Non crediamo a una innocente perplessità di Tria. Certo non può pensare che Lep e fabbisogni standard siano stati oggetto per anni di una colossale distrazione collettiva. La mancata definizione è frutto di una scelta. Definirli avrebbe imposto una rivisitazione dei mantra sul Sud accattone e sanguisuga del Nord, tuttora in larga misura alla base della pressione per un regionalismo differenziato. Lep e fabbisogni standard sarebbero entrati in rotta di collisione con il disegno delle forze politiche via via maggioritarie di cancellare dall’agenda il riequilibrio territoriale, e di scommettere sulla parte più forte del paese liberandola dal peso dei questuanti ritardatari. Un disegno politico, non una dimenticanza. Questa è una lettura coerente con tutto quello che è accaduto finora. Suggerisce che il vantaggio fiscale automatico previsto nelle intese per le tre regioni nel caso che non siano definiti Lep e fabbisogni standard sia alla fine un obiettivo, piuttosto che una ipotesi residuale. L’audizione di Tria conferma come sia inutile la rincorsa di altre regioni, in specie del Sud, ad aggiungere vagoni al treno già partito. Va portato ora, se si ha la forza di farlo, su un binario rispettoso dell’unità del paese e dell’eguaglianza dei diritti. Diversamente, rimarrà solo il guadagno di qualche straccio di potere gestionale per chi governa. Per i cittadini, niente.
newsletter