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Il leghismo sudista e onirico del sindaco
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 19/2/2019
Novità sul regionalismo differenziato. Si segnalano i dubbi di M5S del Sud, la richiesta di De Luca di maggiore autonomia in 13 materie per la Campania, e il risveglio della Cgil, che oggi organizza sul tema un convegno presso l'università Federico II. Proponiamo alcune istruzioni per l'uso, guardando alla difesa della Costituzione, all'unità della Repubblica, e all'efficienza del sistema-paese. M5S finalmente capisce, o ammette, di rischiare al Sud una mortale accusa di tradimento. Ma cambiare rotta può non essere facile. Un primo scoglio è nell'avere - per colpa o dolo - tradotto nel contratto di governo come priorità il pre-accordo in salsa leghista (che mai avrebbe dovuto essere) stipulato dal governo Gentiloni con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nell'imminenza del voto. Il secondo è che nel governo la questione è in mani lombardo-venete: la ministra leghista e veneta - Stefani, e il sottosegretario Buffagni, M5S milanese doc, già consigliere regionale e ora deputato eletto in Lombardia. Il terzo scoglio è nelle esplicite minacce leghiste nel caso la Stefani affondasse. Cosa chiedere agli eletti M5S del Sud, oltre al coraggio della responsabilità verso chi li ha votati? Anzitutto, assicurare una piena emendabilità in parlamento. Quindi, riscrivere alcuni punti cruciali: ad esempio, collegamento tra fabbisogni e gettito fiscale, altri vantaggi fiscali, frantumazione di servizi nazionali nel Dna come sanità, scuola, università, e di infrastrutture strategiche per l'unità del paese come strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti (che tra l'altro segnalano disastri dove già regionalizzate). Se tutto fallisse, cercare di far mancare i voti per la maggioranza assoluta dei componenti richiesta per l'approvazione del ddl governativo. Veniamo a De Luca. Come scrive Ottavio Ragone su queste pagine, è bene che De Luca e De Magistris siano scesi in campo contro un progetto che può spaccare il paese, ma devono evitare le strumentalizzazioni in chiave di campagna elettorale. Ora leggiamo su Hufflngton Post le pulsioni oniriche di leghismo meridionale di De Magistris. È meglio che torni con i piedi per terra. E suggeriamo a De Luca, che prima attacca e poi avanza una richiesta per la Campania, di non sembrare il furbetto che punta a mangiare i resti dopo che gli altri hanno gozzovigliato. Con il progetto in discussione si ritaglia la potestà statale di adottare leggi di principio, trasferendone una quota alle regioni. Il potenziale sommarsi del ritaglio su molte materie e su tutto il - o gran parte del - paese, dissolve lo Stato, reso incapace di adottare politiche nazionali. È una riforma stravolgente della Costituzione senza revisione formale. Il Sud non guadagna se lo Stato non ha più strumenti per politiche nazionali incisive, volte al riequilibrio territoriale. Ne conviene a De Luca, in cambio di qualche brandello di potere in più, e in un contesto di taglio delle risorse. È interesse di De Luca azzerare e ripartire, con una discussione aperta a tutti. E si prepari comunque per un ricorso alla Corte costituzionale per il caso che la riscrittura del testo si mostrasse impossibile. Faccia lo statista, essendone stati incapaci Zaia, Fontana e Bonaccini. Con il loro disegno non avremmo il servizio sanitario nazionale, l'autostrada del sole, l'alta velocità da Milano a Napoli, ma il Colosseo del Lazio, e gli scavi di Pompei della Campania. Quanto alla Cgil, è bene che voglia muoversi. Negli accordi con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna c'è non solo per il pubblico impiego - una larga regionalizzazione di materie che sono la ragion d'essere di un'organizzazione volta alla difesa dei lavoratori: retribuzioni, sicurezza, previdenza integrativa, incentivi alle assunzioni e alle imprese. Altre regioni si accoderanno. Cosa rimane al - o del - sindacato nazionale, di cui nel paese c'è bisogno? Forse era difficile porre attenzione al tema nella grande manifestazione del 9 febbraio, ma il rinvio della decisione consente ora una presenza. Certo non vorremo mai vedere una Confìndustria più sollecita nella difesa dell'unità della Repubblica. Per fortuna, c'è anche da divertirsi. Per qualcuno l'intesa tra Stato e regioni è inemendabile perché da assimilare a un trattato internazionale. Ma a pensar bene non fa ridere che si pensi ad accordi alla pari tra entità statuali, e non ad autonomie in una Repubblica una e indivisibile. Lombardi, veneti e romagnoli come cittadini di un paese estero? Solo un punto ci alletta: che potremmo dichiarare Zaia, Fontana e Salvini persona non grata.
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