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Regionalismo differenziato, la secessione dei ricchi e il silenzio dei Cinque Stelle
di Massimo Villone da la Repubblica del 14/9/2018
Il ministro Tria fin qui ha tranquillizzato i mercati calmierando lo spread. La calma viene dall'assicurazione che i punti nodali del contratto di governo - flat tax, pensioni, reddito di cittadinanza - non avranno risposte in tempi brevi a danno degli equilibri di finanza pubblica. Ma le elezioni europee sono prossime, e per il profilo interno saranno un test della egemonia leghista fin qui - secondo l'opinione prevalente - manifestatasi a Palazzo Chigi. I partners di governo premono per attuare le promesse elettorali, i toni si fanno aspri, volano velate minacce di crisi. Per un compromesso che eviti il peggio potrebbero venire in primo piano altri temi assunti nel contratto di governo. A ben vedere, già accade. La richiesta di più ampia autonomia e di maggiori risorse avanzata ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna è richiamata nel contratto. E una citazione cara a Salvini. Nella sua campagna di agosto, e soprattutto in Veneto, ha più volte ricordato l'impegno assunto nel contratto, dicendo che «nel governo c'è poco da parlare, siamo al lavoro con fiscalisti, giuristi e costituzionalisti ... ma non vedo l'ora di firmare le richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, ma anche tutti gli altri che spero seguiranno, come competenze e come soldi. Perché è chiaro che con le competenze devono arrivare anche i soldi per gestirle» (Repubblica.it, 30 agosto 2018). Con chi «siamo al lavoro»? Non con i colleghi di governo, che anzi hanno «poco da parlare». In realtà, sono le stesse regioni richiedenti, forse in contatto con la ministra Stefani, non a caso leghista. Quanto all'esito, Salvini si fa garante della proposta avanzata dalle regioni. Come governo, intende solo «firmare». La vicenda, già nata male, volge al peggio. Anzitutto, rimane nell'oscurità, laddove richiederebbe visibilità e piena assunzione di responsabilità di fronte al paese. Non c'è stata discussione parlamentare sul punto. Poi, altre regioni, fra cui la Campania, si sono aggiunte alle prime chiedendo anch'esse autonomia e risorse ex articolo 116 della Costituzione. Ma non risulta che siano partecipi di quanto accade. Né hanno preso parte all'accordo preliminare tra le prime tre regioni e l'esecutivo, stipulato per il governo già dimissionario e nell'imminenza del 4 marzo dall'onorevole Bressa, all'epoca eletto nel Pd in Trentino, poi ricandidato e rieletto come senatore del Pd ancora in Trentino, ora forse non per caso nel gruppo Autonomie e non in quello Pd. Il regionalismo differenziato, pure applicato solo in alcune regioni, investe comunque l'intero paese. Una discussione aperta in una sede politicamente responsabile è essenziale. Si sente dire, ad esempio, che tra le proposte in discussione vi sarebbe la trasformazione delle competenze legislative concorrenti in competenze sostanzialmente esclusive per le regioni richiedenti. C'è da sperare sia una fake news. Potrebbe rendere tecnicamente impossibile un sistema nazionale e volto all'eguaglianza - già oggi a rischio - per diritti fondamentalissimi come l'istruzione e la salute. Si parla di attribuire alle regioni quote dei tributi erariali, come l'Irpef. Ma nulla si sente circa la necessità della perequazione a favore dei territori più deboli, pure prescritta dal combinato disposto degli articoli 116 e 119 della Costituzione. Per non parlare della compatibilità con gli equilibri di finanza pubblica. La dottrina ha avvertito che il regionalismo differenziato presuppone un impianto coerente e organico. Senza questa premessa, tutto può ridursi a trattenere più risorse al Nord. Il rischio è una cripto-secessione. Una "secessione dei ricchi", come la definisce una petizione lanciata da Viesti su change.org, che ha già raccolto 10000 firme. Chiediamo dunque ai parlamentari MSS della maggioranza che rappresentano il Sud: cosa sapete di quel che si prepara? Perché non pretendete un pubblico dibattito in Parlamento prima che il Consiglio dei ministri deliberi? I vostri ministri mangeranno senza protestare la polenta salviniana, che come proposta di governo vi verrebbe poi inchiodata addosso con il vincolo di maggioranza? Pensate forse che con il reddito di cittadinanza il vostro debito verso gli elettori del Sud sia estinto? Lo chiediamo a MSS e non al Pd, che rimane in stato comatoso. In Campania, poi, l'uomo forte - De Luca - ha avanzato domanda di impiego da ultimo come luogotenente di Salvini contro le bande di nigeriani. Preferiamo non sapere cosa farebbe di una maggiore autonomia per la Campania.
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