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Il sud oltre le anime belle
di Massimo Villone da la Repubblica del 21/8/2018
Il solco profondo che divide il Mezzogiorno dal resto del paese disegnato da Marco Rossi-Doria su queste pagine - dalla disoccupazione alla povertà, dalla fuga dei residenti al calo demografico alla aspettativa di vita - è certificato dai dati Istat e Svimez. Rossi-Doria chiede un dibattito aperto a nuove energie e idee per un riscatto del Sud, anche in vista del turni elettorali ormai vicini. E’ una proposta che merita attenzione e qualche riflessione. Come Rossi-Doria ci ricorda, il ritardo del Sud si aggrava a partire dagli anni '90. Accade con governi di ogni colore. Nel centrodestra è comprensibilmente decisivo il ruolo della Lega. Ma è il centrosinistra che nel 2001 vuole fortemente la riforma costituzionale del titolo V, che cancella il richiamo allo sviluppo del Mezzogiorno e delle Isole del testo originario del 1948, e contestualmente apre al regionalismo a più velocità. Questo ci dice che nel tempo il ceto politico meridionale si è dimostrato complessivamente incapace di orientare le politiche nazionali e che non basta creare nuova classe dirigente. Bisogna averne una che abbia un peso nell’assetto politico generale del paese. E’ un esito improbabile in un centrodestra egemonizzato dalla Lega. Come è improbabile nel Pd anche a voler sperare che sopravviva come soggetto politico. Quel poco che rimane dell'organizzazione e della militanza del partito è nelle regioni del centro, mentre dalle nostre parti apprendiamo da ultimo che De Luca intende ricandidarsi. Nel caso, possiamo essere certi che se il Pd napoletano e campano contava poco ieri, ancor meno conterà domani. Né infine la riscossa del Sud si può affidare ai Masanielli, che possono avere un impatto a Piazza Mercato e dintorni, ma fuori della cinta daziaria non impressionano proprio nessuno. Se si vuole evitare il rischio che il solco si aggravi piuttosto che colmarsi, e non si vuole consegnare il riscatto del Mezzogiorno a un futuro nebuloso e incerto, la questione va posta qui e ora. E quindi va posta a MSS, che è al governo soprattutto sull'onda di un voto meridionale dal quale viene un impegno da onorare. Esiste però uno scenario sfavorevole e pericoloso che può essere sintetizzato in sei punti. Primo: il Sud può essere visto come occasione di sviluppo per l'intero paese - come sottolinea Rossi-Doria - o come zavorra che ne rallenta la corsa. Secondo: per essere occasione di sviluppo, richiede un rilancio che passa attraverso forti politiche pubbliche, investimenti, risorse. Terzo: la flat tax ridurrebbe drasticamente le risorse pubbliche disponibili per il Sud. Quarto: la maggiore autonomia già richiesta da alcune regioni e le connesse risorse aggiuntive le ridurrebbero ulteriormente. Quinto: la mancanza di risorse adeguate bloccherebbe il Sud nella condizione di zavorra. Sesto: la maggiore autonomia consentirebbe al paese forte di prendere le distanze dal paese debole. In sintesi: una cripto-secessione per liberarsi dalla zavorra. Fantapolitica? Forse. Ma è nel contratto di governo. Della flat tax sappiamo che è al blocchi di partenza. La maggiore autonomia, fortemente sponsorizzata dalla Lega e sostenuta dal referendum nel lombardo-veneto, è stata già oggetto di un accordo con il precedente governo, pur in articulo mortis e con il sospetto di una captatio pre-elettorale. Non sappiamo se stia o meno procedendo, magari sotto traccia. Sono rischi per nulla bilanciati dalla notizia che la ministra Lezzi prepara un pacchetto Sud. Dalle notizie di stampa sembra che il punto centrale sia portare al Sud il 34% degli investimenti pubblici. Ma, come ci ricorda Rossi-Doria, la popolazione del Mezzogiorno è il 34% del totale. Quindi non si tratta di un surplus di risorse per ridurre il divario. Al più, si restituisce al sud il maltolto, depredato da precedenti governi di ogni colore. Quindi, bene la proposta di Rossi-Doria, purché serva a raccogliere non anime belle, ma intelligenze e proposte per influire sulle scelte di governo adesso, anche mettendo in mora il celo politico che non ne fosse capace. Non sappiamo quanto durerà l'esecutivo gialloverde. Ma è concreto e attuale il rischio che faccia al Sud un danno anche a lungo termine, mentre è chiaro l’interesse di M5S a consolidare li consenso ricevuto. Una contraddizione risolvibile, se M5S si trasformasse da collettore di proteste a consapevole soggetto di governo. Missione impossibile? Contiamo sul fatto che l’istinto di sopravvivenza ce l'hanno tutti. Per primi i politici.
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