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La necessaria vigilanza sui diritti
di Massimo Villone da la Repubblica del 17/7/2018
La coloratissima manifestazione Pride a Napoli è stata un messaggio importante, soprattutto in una città dove il messaggio iper-securitario e le torsioni destrorse del governo gialloverde potrebbero in astratto trovare un terreno favorevole. Non mancano certo episodi eclatanti e difficoltà quotidiane nel vivere tali da incidere sulla opinione pubblica. Invece, si conferma e tiene, secondo la migliore tradizione napoletana. la cultura dell'accoglienza, della solidarietà, dell'accettazione del diverso. In politica i valori si difendono così. Ma a questo si aggiunge anche la difesa nel diritto. È stata depositata il 4 giugno una sentenza della Corte di Appello di Napoli che si sintetizza in due parole: mamma subito. Si riforma la sentenza del tribunale dei minori di Napoli che aveva rifiutato l'adozione per casi eccezionali prevista dall'art. 44 della legge 18/1983 a una donna che la richiedeva per il figlio della compagna cui era unita civilmente, nato a seguito di fecondazione eterologa. Il tribunale aveva argomentato che, trattandosi di persone non formalmente coniugate, la legge 18/1983 avrebbe comportato la concentrazione della genitorialità sulla sola adottante, privandone la mamma biologica, e recando quindi danno anche al minore di cui si chiedeva l'adozione. In sostanza, si assumeva in premessa una insuperabile diversità tra matrimonio e unione civile. La Corte di Appello argomenta invece che la responsabilità genitoriale è comune se il progetto di procreazione è condiviso. Mettere al centro quel progetto significa muoversi verso un concetto di famiglia che prescinde dalla natura eterosessuale o meno della coppia, e dalla modalità naturale o assistita della procreazione stessa. La Corte concede dunque l'adozione richiesta affermando la comune responsabilità genitoriale. Ma sottolinea che lo status di genitrice andrebbe riconosciuto ad entrambe le componenti della coppia dall'inizio, per la condivisione del progetto di genitorialità, e non per la via di una adozione successiva. Nella specie, due mamme, da subito. E lo stesso principio sarebbe applicabile a una coppia di uomini. Qui l'innovazione. Il legame genitoriale non si forma in realtà per la via giudiziaria e con l'adozione, ma è in re ipsa, nella volontà condivisa di avere un figlio. In breve, ogni diversità tra coppia eterosessuale e omosessuale, e tra modalità di procreazione, viene assorbita dall'aspetto in assoluto più importante: la comune volontà di assumere insieme la responsabilità di una nuova vita. È un approdo positivo per un percorso iniziato male con la debole pronuncia (138/2010) in cui la Corte costituzionale legava il concetto di matrimonio di cui all'articolo 29 Cost. alla definizione, data dal codice civile del 1942, di coppia necessariamente eterosessuale. E solo parzialmente ha poi recuperato con la sentenza 170/2014, in cui ha affermato il diritto della coppia del medesimo sesso a una piena tutela giuridica, ma rimessa per l'attuazione al legislatore, e comunque confermata come diversa rispetto al matrimonio. Con la sentenza della Corte di Appello di Napoli ci si avvicina alla piena eguaglianza, ancora una volta per la via giudiziaria. Non sfugge la collisione frontale con personaggi come il ministro Fontana. E ricordiamo che nella Camera dei deputati sulle unioni civili (legge 76/ 2016, cosiddetta Cirinnà) salvo dissensi individuali la Lega e Fi-Pdl votarono contro, Fdi non partecipò al voto e MSS si astenne. Oggi non si può escludere che qualcuno scenda in trincea a difendere una definizione giuridica e formale della famiglia. L'argine dato dal silenzio del contratto di governo è fragile. Potrebbe bloccare Palazzo Chigi. Ma potrebbe mai fermare una iniziativa parlamentare, magari ispirata o sostenuta da qualche stanza di quel Palazzo, sulla quale l'esecutivo avrebbe la comoda via di uscita di rimettersi formalmente all'aula e al voto di coscienza? C'è una parte codina e retriva del paese che non demorde, e che nella deriva di destra in atto richiede attenzione. La via giudiziaria alla tutela dei diritti è talvolta tortuosa. Tuttavia, può ben accadere - come in questo caso - che il giudice sia capace di interpretare il cambiamento. Il paese che abbiamo visto scendere in piazza offre sostegno a questa capacità. E ci ricorda che dobbiamo sempre e comunque difendere l'autonomia e l'indipendenza della magistratura da un virus che circola nei palazzi del potere. È entrato con Berlusconi, si è dimostrato molto contagioso, e resiste al trattamento.
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