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"Il Presidente ora non è più garante dell'unità nazionale"
di Massimo Villone da Il Fatto Quotidiano del 29/5/2018
Qualche giorno fa, in un colloquio con questo giornale, il costituzionalista Massimo Villone, professore emerito a Napoli, aveva "affettuosamente" sconsigliato al Capo dello Stato di interferire nell'indirizzo politico del governo. L'appello - possiamo dirlo senza mancare di rispetto alla più alta istituzione repubblicana (che va sempre difesa) - è rimasto inascoltato. Professore, come giudica il discorso del Presidente Mattarella? “È stato di sicuro uno sbaglio. In generale il capo dello Stato non deve mettersi contro l'indirizzo politico di un governo sostenuto da una maggioranza parlamentare. Può opporsi su singoli atti incostituzionali, ad esempio rifiutando la promulgazione e rinviando alle camere una legge senza copertura ex articolo 81 della Carta. Invece, Mattarella ha detto che non poteva accettare un ministro antieuro: una valutazione politica, tra l'altro riferita a opinioni espresse da Paolo Savona in passato e non al programma di governo, e superata dallo stesso Savona con una lettera.” La scelta di Cottarelli? “Una conferma dell'errore. Il presidente avrebbe fatto meglio a indicare un filosofo o uno storico. Carlo Cottarelli esprime una visione esattamente opposta a quella di Savona, e conferma l'intento di sostituire un diverso indirizzo di governo a quello che - si temeva - la maggioranza parlamentare potesse esprimere. E’ un'entrata a gamba tesa nell'agone politico, che oltretutto rischia di essere inutile, come già dimostrano spread e mercati, che temono una lunga fase di incertezza che potrebbe chiudersi con uno scenario simile a quello di oggi, o persino peggiore. Un possibile boomerang.” Il presidente pare aver tracciato un limite alla sovranità politica laddove inizia il gradimento dei mercati. “È giusto tener conto delle questioni economiche e degli equilibri finanziari. Ma non è compito del presidente della Repubblica garantire i mercati o rassicurare alleati andando contro il voto popolare. Ancor meno quando quegli alleati ci insultano pubblicamente. Il 4 marzo il popolo sovrano ha chiesto una discontinuità, anche radicale, con le politiche precedenti: è un fatto che non si può cancellare.” Alcuni suoi colleghi sostengono che il presidente abbia svolto il suo dovere perché Paolo Savona avrebbe messo in discussione alcuni principi costituzionali come l'articolo 11 e l'articolo 81. “Qui non è in gioco la violazione di principi costituzionali, lesi da concreti atti di governo e non da programmi. E’ invece in gioco la possibilità di cambiare indirizzo politico sui trattati e sulle scelte conseguenti. Non v'è alcun ostacolo nella Costituzione, e nessun trattato vincola per l'eternità. Io sono contrario a uscire dall'euro, ma non dubito che il popolo italiano può uscirne, se così decide. Poi, il Presidente è garante di tutta la Costituzione, anche del diritto alla salute, al lavoro ... per molti, proprio le politiche dell'Ue pongono ostacolo alla attuazione di fondamentali diritti costituzionali. Queste politiche sono state criticate da tutti i partiti.” Mattarella ha detto che il tema non era stato toccato in campagna elettorale. “Non concordo: la necessità di orientamenti diversi dell'Ue è entrata nei programmi delle forze politiche e nella campagna elettorale. Ricordiamo poi che nel 2013 nessuno aveva detto di voler stravolgere la Carta costituzionale riformandone un terzo ... “ La Presidenza della Repubblica ne esce indebolita, anche nella funzione di garanzia della Costituzione? “C'è un danno non trascurabile. Il Presidente della Repubblica si è reso parte, ed è difficile configurare come rappresentante dell'unità nazionale chi si mette contro una maggioranza uscita dal voto popolare democraticamente espresso. Il presidente è tanto più autorevole quanto più è estraneo alla dialettica politica.” La messa in stato d'accusa è plausibile? “Allo stato, si mostra una via di fatto impercorribile: non ci sono le giunte per le autorizzazioni a procedere né i giudici aggregati che sono scaduti. In ogni caso, per quanto l'errore del Quirinale sia per me indubbio, non credo si configuri l'attentato alla Costituzione. C'è un prezzo politico, perché la Presidenza della Repubblica sarà probabilmente sotto attacco nella futura campagna elettorale. È questa la sanzione.” Ultima: il presidente aveva la facoltà di porre il veto? “No. In termini generali, quando c'è una maggioranza parlamentare che ha la fiducia, il ruolo del capo dello Stato si riduce, proprio perché non può e non deve opporsi a un indirizzo politico. Il sindacato sulla scelta di singoli ministri può trovare fondamento non nelle opinioni da loro manifestate, ma in elementi che li rendono incompatibili alla funzione. Tale non era oggi il caso. Mentre abbiamo avuto ministri e anche presidenti del Consiglio della cui incompatibilità si poteva essere ragionevolmente certi.”
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