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Familismo e clientele la politica non cambia
di Massimo Villone da la Repubblica del 27/11/2017
Se mai avessimo avuto bisogno di prove dopo l'intervista al procuratore Antimafia Federico Cafiero De Raho da ultimo pubblicata su questo giornale, le avremmo avute da Genovese junior trionfante nelle urne siciliane. Un giovane alla sua prima uscita, a quanto si sa sostanzialmente sconosciuto, prende una valanga di voti. Caso strano, più o meno gli stessi del padre, eletto in parlamento e poi travolto da guai giudiziari. A poche ore dal voto, il neoeletto è sotto i riflettori per una inchiesta con maxi- sequestro di beni per una montagna di euro, e fondi neri occultati all'estero. Certo, per la cautela sempre necessaria, non si può al momento escludere che sia un ragazzo mostruosamente bravo nelle relazioni private e pubbliche, e altrettanto fortunato negli affari. Ma è legittimo il dubbio che si tratti proprio dell'intreccio perverso descritto dal procuratore nazionale antimafia. Ricchezze imponenti non si costruiscono facilmente, e ancora più difficilmente si fanno scomparire. Ci vuole la collaborazione – si fa per dire – di amministratori pubblici, imprenditori, e molteplici competenze professionali di varia specie e caratura. Ecco il tessuto connettivo di una corruzione diffusa, sul quale la domanda è sempre la stessa. Quanti hanno visto quel tessuto formarsi nel tempo, e hanno voltato la testa da un'altra parte? E quanto quel tessuto ha pesato, traducendosi nei voti riversati nell'urna? Ovviamente, ha pesato moltissimo. Chi concorre in vicende come quella descritta diventa poi un raccoglitore di consenso, a titolo di gratitudine per quel che è stato, di aspettativa per quel che potrà essere, di timore per le rappresaglie in caso di diniego. Ognuno chiederà il voto ai familiari, ai parenti, agli amici, ai clienti, ai dipendenti, facendosi garante. È così che si creano, nel tempo dei partiti dissolti e della militanza scomparsa, patrimoni elettorali persino trasmissibili a coniugi, figli, parenti, amici. Se la vicenda potesse essere ristretta ai confini siciliani, potremmo anche lasciare l'isola al suo destino. Ma non è così. Da Nord al Sud, sono temi ricorrenti nelle cronache, talvolta anche nazionali. Da ultimo, possiamo ad esempio ricordare la moglie di Tosi, sindaco uscente, che corre – ed è sconfitta nelle comunali di Verona addirittura spaccando il centrodestra. Napoli e la Campania non fanno eccezione. Coniugi, figli, parenti e affini in un'assemblea elettiva, in una giunta, in posti di sottogoverno, non sono prova di un Dna politico o di capacità amministrative acquisiti per frequentazione o trasmessi geneticamente. Certo, la cosa non arriva sempre ad avere un rilievo penale, e magari in qualche caso è l'esito dei valori effettivi in campo. Ma in termini generali nepotismo, familismo, clientelismo sono mali che affliggono il paese, e fiaccano la possibilità di rinnovarne nel tempo la classe dirigente. Al tempo stesso, testimoniano il fallimento della strategia politico- istituzionale degli anni '90. I meno giovani ricorderanno che dopo il ciclone di Tangentopoli siano state adottate leggi che hanno cambiato l'assetto del paese. Il maggioritario con il Mattarellum (1993), l'elezione diretta di sindaci e presidenti di provincia (1993), l'elezione diretta dei governatori (1999), la riforma del titolo V della Costituzione (2001). Nell'insieme, si voleva dare un nuovo radicamento alla politica e alle istituzioni, prendendo atto del dissolversi dei partiti storici. Si investiva sulle istituzioni regionali e locali come motore del paese nuovo, con partiti ultra- leggeri e nuovo radicamento. Ma il motore si è mai veramente messo in moto? Quel che vediamo ci dice di no. E dove in via di eccezione funziona un po' meglio magari ne viene una voglia di separatezza, come testimoniano i referendum nel lombardo- veneto. Fallito quel disegno, non abbiamo messo in campo una alternativa. Le degenerazioni nel costume politico- amministrativo non sono allora eventi occasionali, ma ci dicono che collettivamente siamo un paese in cerca di autore. E che è davvero urgente fare in ogni campo le scelte che possano nel tempo consolidare le istituzioni, ricostruire un'architettura fondata su soggetti politici organizzati, strutturati e non evanescenti, ripristinare l'etica pubblica. Dalla scuola, alle università, al rapporto tra politica e amministrazione, alla legge elettorale ogni scelta va pensata in vista di questi obiettivi. Per il momento certo non accade, ed è male. Non ne usciamo argomentando che i figli so' piezz' e core.
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