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Liberiamo mare e terre dalle trivelle
di Coordinamento No-Triv Basilicata
La strategia del silenzio imposta dal Governo centrale ai suoi sodali nel mondo dell'informazione ed in quello della politica, ad un mese soltanto dal voto, si caratterizza come una squallida scelta dominante, volta ad imporre l'ignoranza e dunque l'indifferenza degli italiani sulle questioni poste in essere dai quesiti referendari e dunque ad impedire l'esercizio dei loro diritti. Il Governo Renzi conferma la sua vocazione di ventriloquo delle lobbies e punta così apertamente all’area grigia delle nebbie della disinformazione e del silenzio. Forte della gestione delle leve del comando mediatico e normativo, l’Esecutivo ha deciso che questo referendum deve fallire! Lo hanno deciso Renzi, Confindustria, le multinazionali del petrolio e tutte quelle organizzazioni sindacali che ancora una volta non fanno quello che dicono e prestano il loro silenzio al servizio delle lobbies petrolifere e dei loro megafoni politici (ultimo in ordine di tempo quello della Seracchiani), persino quando vengono spacciate droghe mediatiche e roboanti falsità riguardanti perdite di posti di lavoro nel settore del fossile, cui fa da contrappasso l'assoluta assenza di contraddittorio riguardo ai posti di lavoro nei settori della pesca e del turismo che la trivellazione delle coste logicamente causerebbe. Il silenzio sindacale su questi temi e su bufale di tale portata diventa quanto mai emblematico e quanto mai allarmante. Di fronte all'illogicità di certi disegni industriali ed alle argomentazioni false e strumentali della lobby economica e politica del fossile, l'unico modo per far fallire il Referendum del 17 Aprile, dopo averle tentate tutte per impedirlo e metterlo in ombra, è quello di nasconderlo il più possibile all'opinione pubblica. La parola d’ordine non scritta, ma praticata, è che il referendum del 17 Aprile non deve raggiungere il quorum, evitando che possa imporsi -sull'esclusivo interesse delle multinazionali del petrolio - la voce della ragione e dell'interesse comune per la salvaguardia delle nostre coste. La parola d'ordine del partito della Nazione è “astensione”. Astensione degli italiani dal voto e prima di questo astensione delle televisioni, delle radio, dei giornali, dalla discussione e dalla campagna referendaria. Astensione anche da ogni pratica democratica di discussione e consenso: sono di queste ore le notizie provenienti dalla direzione nazionale del PD, che raccontano di una linea di astensione imposta dall'entourage renziano, cui sono notoriamente legati i vertici dell'ENI. Secondo questo blocco lobbystico bisogna impedire che si apra il dibattito; bisogna impedire che gli italiani sappiano e possano scegliere, utilizzando gli strumenti democratici offertigli dalla vigente Costituzione repubblicana. A loro “non dire” bisogna quindi agevolare gli esclusivi interessi delle compagnie petrolifere e per ottenere questo risultato occorre imporre l'astensione ai partiti (non solo al PD, ma a tutti i partiti dell'unico grande Partito della Nazione) e il silenzio all'informazione. A tanto si è ridotta la democrazia in Italia e con essa a tanto sono stati ridotti i diritti e la voce degli italiani. A tanto sono arrivati i presidenti di Giunta di alcune Regioni, come Marcello Pittella, così come i presidenti di partito come quelli del Pd, di FI, della maggior parte del quadro politico nazionale che muove i propri interessi nell’orbita ed a sostegno del premier. La strategia del silenzio impone che a timide e generiche dichiarazioni di voto a favore della salvaguardia delle nostre coste (e non dei territori!) seguano nella sostanza il disinteresse nei confronti della campagna referendaria, il suo sostanziale boicottaggio, a tutto favore dell'arricchimento di pochi potentati finanziari, che mirano a speculare sulla salute, sulle bellezze e sulla ricchezza delle nostre coste. La regione Puglia pare sia l'unica, al momento, che con Emiliano ha iniziato, insieme alla campagna elettorale per il SI’, anche una campagna per stanare l'ipocrisia di un partito (il partito della nazione) che con il PD all'apice ed al di là delle sigle fittizie dietro le quali ancora si trincera, lavora compatto per la strategia del silenzio. Cosa sta facendo il “governatore” Pittella per questo referendum? Cosa stanno facendo i politici lucani? Cosa fanno esponenti di primo piano quali Bubbico, Speranza? Quando decideranno di uscire da Facebook e da Twitter, dalle timide e generiche dichiarazioni di voto a favore della salvaguardia delle nostre coste, per dare sostanza politica e democratica alla virtualità delle parole? Le sezioni cittadine e territoriali del PD, ad iniziare da quelle che fanno capo ai capibastone anti-renziani e man mano tutti gli altri membri del partito ormai unico, non sono state volutamente mobilitate. Questa nel merito è la strategia del silenzio, alla quale pare tutti stiano obbedendo nella sostanza. La campagna referendaria fino ad oggi è stata letteralmente abortita, mostrando la vera faccia di uno spettro politico di rilievo nazionale in realtà preoccupante dal punto di vista politico e democratico. Il pugliese D’Alema, l’emiliano Bersani, il lucano Speranza (tanto per citare 3 esponenti PD di primo rango che dicono di opporsi ai disegni politici di omologazione autoritaria che sta mettendo in atto Renzi col Partito della Nazione e che provengono da tre Regioni che hanno indetto il Referendum) cosa stanno facendo di concreto per il SI’? In che modo essi si stanno distinguendo da quanti, all'interno degli interessi fossili e politici delle multinazionali petrolifere e del Partito della Nazione, stanno lavorando per il silenzio, per l'ignoranza, per la rassegnazione, per l'astensione di milioni di elettori? Le divisioni interne a tale larga compagine riflettono un disagio crescente nel percorso di snaturamento formale e sostanziale della memoria storica delle sue stesse radici politiche e culturali, soprattutto nella prospettiva del referendum confermativo istituzionale fissato ad Ottobre, che potrebbe celebrare la ratifica di pericolosi provvedimenti di revisione costituzionale, oppure l’arresto del nefasto progetto di stabilizzazione di un quadro di comando centralizzatore, decisionista ed antidemocratico. A maggior ragione il referendum del 17 Aprile rappresenta, anche per chi occupa posizioni direttive intermedie, un’importante ed ineludibile occasione per poter rivendicare, a testa alta e non al chiuso delle segreterie di partito, l’esigenza di dotare il Paese di una Strategia Energetica Nazionale degna di questo nome ed all’altezza della COP 21 di Parigi, imboccando nei fatti e senza indugi la strada del coinvolgimento, della partecipazione democratica dei cittadini, verso la transizione energetica fondata sulle rinnovabili pulite, adottando piani di bonifica delle acque, dell’aria, dei terreni; avendo il coraggio di saper scrivere collettivamente una pagina importante verso la salute, la liberazione della ricerca scientifica applicata, la pianificazione occupazionale. Rivendichiamo pertanto il diritto di pretendere dal Pd in primis e da quanti dicono di essere diversi dai renziani - quindi da tutti gli altri - una presa di posizione chiara e netta ed una coerente operatività nel merito. Lo pretendiamo in nome della Costituzione italiana, delle pratiche elementari della democrazia, del diritto alla salute, al lavoro, al reddito, alla convivenza solidale contro i preparativi di guerra in atto, che stanno vedendo proprio nel fossile la loro origine! Potenza, li 17 Marzo 2016 Coordinamento No Triv Basilicata
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